De Girolamo Giorgio

Autogrill

Entrai nella tavola calda e mi sedetti vicino alla vetrata che dava sulla strada. Poi mi voltai in cerca del cameriere e la vidi, carica di due vassoi e quattro piatti di penne al pomodoro, appoggiare tutto al primo tavolo per legarsi una scarpa. Riequilibrando i piatti sulle lunghe e bianche braccia, riprese la corsa verso i tavoli affamati dei miei colleghi camionisti. Distrattomi, la ritrovai al mio fianco destro, pochi secondi più tardi, illustrandomi con una competenza e una minuzia di particolari degna di un ristorante stellato, il povero menù del giorno, quasi deludendomi, a racconto concluso, per le colorate immagini che era riuscita a suscitarmi. Aspettai a rispondere e guardai il suo volto riflesso sulla vetrata alla mia sinistra, distrattamente lo fece anche lei, e ci vedemmo senza guardarci. Ancora voltato verso il parcheggio sterrato del locale, ordinai una penna al pomodoro e un quartino della casa, la guardai di nuovo solo quando stava riprendendo la corsa verso la cucina, zoppicando. Si asciugava le mani al grembiule unto e polveroso.

Sorrisi, e pensai che era bella.