Premio Letterario Nazionale “Carlo Piaggia”
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EDIZIONE 2024 – CLASSIFICA VINCITORI

Stefano Mariantoni con l’opera “Qualcosa rimane” Funamboli Edizioni – Primo Premio

“Qualcosa rimane” di Stefano Mariantoni

Motivazione: Alberto, il protagonista di “Qualcosa rimane” (Funambolo edizioni), scritto da Stefano Mariantoni, è un ex ferroviere che dal precipizio dell’Alzheimer racconta in prima persona un viaggio, il viaggio nella sua mente, tra i molti buchi della memoria; ogni capitolo di questo viaggio porta il nome di una stazione, il ricordo e il legame con l’accaduto. Prende così corpo una narrazione intessuta di continui sconfinamenti di tempi e spazi, da un posto ad un altro, dal presente al passato remoto e poi a quello prossimo e di lì magari al trapassato, dalla presenza all’assenza, nell’ininterrotto rimescolamento di piani e persone alimentato dall’attività della mente. E infatti al centro del romanzo non è specificamente la storia del protagonista, ma la rappresentazione dell’ambiente psichico in cui egli si muove, un paesaggio segnato dallo spaesamento, e da un movimento divagante, di accumulazione e dilatazione del discorso narrativo attraverso un’infinità di volti, nomi, luoghi e oggetti. Ogni dettaglio, dunque, si fa frammento di una inquieta costellazione interiore, reperto e ricognizione di un passato che non passa, raccontato da una voce piana, che fonda sul pleonasmo la sua cifra stilistica. Ne scaturisce un’intonazione monocorde e rassicurante, familiare e a tratti ingenua, che dà riconoscibilità al personaggio protagonista, percepito dal lettore nel suo guasto e nella sua debolezza, prossimo alla caduta, ma eppure vivo, e aperto ad ogni spiraglio di vitalità. Di questa vita, la scrittura è flusso, straordinariamente agile e naturale nell’assecondare il movimento della mente, e non priva di sussulti nelle risonanze più emotive del racconto, che tra le pieghe di una quotidianità depauperata dalla malattia, sa cantare anche una possibile, seppur provvisoria, resurrezione.

Irene Chias autrice di “Rocchesante Luarana Editrice – Secondo Premio

“Rocchesante” di Irene Chias

Motivazione: Questo, di Irene Chias, è un romanzo che inizialmente può disorientare il lettore, proiettandolo in un mondo insolito, parallelo alla realtà, eppure così vivo di personaggi e storie che si intrecciano.

Rocchesante viene presentato come “un viaggio in un universo comico e spettrale in cui il reale e il possibile si fondano indissolubilmente”. Piuttosto che comico diremmo inquietante, perché sospeso in un tempo mitico, tra la vita e la morte, tra il sogno ed un destino ineluttabile. Rocchesante è un paese immaginario, formato da “tre colline pietrose” nella Sicilia “delle pecore e senza mare”, dove la modernità è arrivata all’improvviso, innestandosi sulle credenze arcaiche di una collettività ripiegata su se stessa, isolata dal resto del mondo. Colpisce l’originalità della trama, lo stile narrativo asciutto che nasconde ironia, distacco, celata profondità di pensiero, attenzione ai piccoli particolari che rivelano l’identità di un personaggio o le ragioni vere di una situazione. Il romanzo ha una sua singolarità rispetto alla letteratura di autori siciliani, classici o contemporanei, perché, pur esprimendo l’attaccamento alla terra di origine, la trasfigura in una dimensione surreale, come se il tempo non esistesse e lo spazio si riducesse entro il triangolo magico che ha ai vertici le tre rocche. L’io narrante ricostruisce storie, aleggia sui personaggi e ne è il filo conduttore. Di loro sa tutto: le nostalgie per esperienze mancate, la violenza dei sentimenti inespressi, la solitudine e le paure più segrete.

Ben delineate sono le figure femminili; si muovono in un universo maschile dal quale alcune vorrebbero affrancarsi, ma la loro natura sembra richiamarle ad un destino di madri e di confidenti; si pongono come intermediare tra l’aldilà e il qui ed ora, tra le forze del male e l’impulso alla vita.

L’autrice riesce a sorprenderci, presentandoci alcuni personaggi maschili che stabiliscono con la natura e con gli animali un rapporto malato, che li isola in una ricerca pseudoscientifica, pena il loro stesso annientamento. Così facendo, ci mostra l’incapacità di riconoscere le nostre verità più profonde, cedendo a stereotipi, inseguendo fantasie inconfessabili o viaggiando per terre lontane, senza “spostarsi” realmente.

Ci vuole coraggio e l’autrice lo ha dimostrato, a parlare della sua terra e dei suoi abitanti come se in loro scorresse “una vena di follia, una follia difficile da reperire con tanta concentrazione in altri luoghi.” Ma la follia è forse una breccia attraverso la quale si possono trovare le ragioni per ricomporre un universo altrimenti frammentato, senza senso. E poter così iniziare a vivere liberi.

Giovanni Braida con l’opera “La Via Lattea (Il Cammino di Santiago)” Pezzini editore – Terzo Premio

“La Via Lattea (Il Cammino di Santiago)” di Giovanni Braida

Motivazione: La Via Lattea (Il Cammino di Santiago)” di Giovanni Braida presenta un intreccio narrativo assai originale. Il viaggio/pellegrinaggio alla volta di Santiago de Compostela è, nel racconto di Braida, punteggiato da incontri, riflessioni, riferimenti storici, e si conferma tra l’altro pienamente fedele al tema indicato come requisito per la partecipazione al Premio Piaggia.

La via Lattea è, secondo gli Antichi, quella che indica ai pellegrini il cammino per giungere alla tomba dell’Apostolo Giacomo, ed è anche il titolo di un celebre film di Luis Buñuel del 1969.

Tanto il diario di Czesiu, che costituisce l’ossatura del romanzo, quanto il ricongiungimento di Czesiu con la madre Edyta grazie all’iniziativa di Oliver, il protagonista di tutta la vicenda, e ancora, l’esito stesso dell’incontro tra Oliver, Edyta e Czesiu sono tutte componenti che concorrono a creare una solida struttura narrativa.

Sul piano linguistico La Via Lattea si rivela un’opera assai apprezzabile; l’espressione stilistica non perde mai di qualità.

La ricostruzione storica del pellegrinaggio compostellano ben si sposa con la libera invenzione della trama; il racconto non rischia di limitarsi alla semplice indicazione e descrizione delle tappe del cammino, ma si traduce in metafora esistenziale.

Paolo Casadio con l’opera “Fiordicotone” Manni Editori – Menzione Speciale della Giuria

“Fiordicotone” di Paolo Casadio

Motivazione: L’autore di Fiordicotone, Paolo Casadio, opera un’efficace sintesi narrativa nel raccontare tanto alcune vicende fra le più tragiche vissute in Europa nel secolo scorso, che fanno da sfondo al romanzo, quanto la storia di Alma, una giovane madre appartenente ad una piccola comunità ebraica romagnola, dal momento in cui viene prelevata con la sua famiglia per essere deportata ad Auschwitz fino al suo difficile viaggio di ritorno verso casa con l’unico obiettivo di ritrovare la sua piccola Velia, la bambina che uno sconosciuto ha nascosto al momento dell’arresto dei familiari salvandola così dalla deportazione.

L’autore si avvale di fonti documentarie locali e del frutto delle ricerche di una tesi di laurea per far conoscere ciò che accadde alla piccola comunità ebraica di Lugo di Romagna alla fine del 1943: il borgo in cui la comunità viveva da secoli – sin dai tempi del dominio estense, sempre protetta dai Signori locali – fu completamente svuotato dei suoi abitanti, che non sopravvissero alla deportazione nazifascista.

Commuove questa storia, ben scritta e raccontata con sensibilità. A nostro avviso, Fiordicotone risulta un romanzo idoneo per la diffusione, specialmente tra i giovani, di una conoscenza emotivamente partecipe della nostra storia recente, già velata da una patina di oblio, tra realtà locale e sconvolgimenti epocali.

FINALISTI

(in ordine alfabetico)

  • “La Via Lattea – Il Cammino di Santiago” di Giovanni Braida (Pezzini editore)

  • “Fiordicotone” di Paolo Casadio (Manni editore)

  • “Rocchesante” di Irene Chias (Laurana editore)

  • “Arilli” di Leandro Lucchetti (Genesi editrice)

  • “Qualcosa rimane” di Stefano Mariantoni (Funambolo edizioni)

  • “Avrei voluto scriverti cantando” di Olimpio Talarico (Compagnia editoriale Aliberti)

FOTO GIORNATA DI PREMIAZIONE

L’attore Vezio Bianchi legge estratti dai libri vincitori

Il duo musicale Folkoinè

Saluto della presidente della BiblioCoop Maria Fortini

Poeta Valerio Cruciani, vincitore dell’edizione precedente

La discendente di Carlo Piaggia Manuela Marcori

Membri dell’Associazione “Carlo Piaggia”

Saluto dell’assessore alla Cultura del Comune di Capannori Claudia Berti

E alla fine un lauto aperitivo!