Continua il nostro viaggio alla scoperta degli scrittori lucchesi. Questa volta abbiamo intervistato Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di fantastico, mitologia e folklore locale. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste e in antologie, cartacee e digitali.
I suoi ultimi libri sono i fantasy La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017) e I Figli di Cardea (Edizioni Il Ciliegio, 2018), primo e secondo capitolo della trilogia “Ulfhednar War”, Berserkr (Dark Zone Edizioni, 2017) e L’ora del diavolo (NPS Edizioni, 2018).
Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove la letteratura fantastica italiana. È presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere” che organizza la rassegna “Un libro al tramonto”, a Viareggio, e direttore editoriale del marchio “NPS Edizioni”.
Sito: www.alessiodeldebbio.it
Blog: www.imondifantastici.blogspot.it
- Parlaci un po’ di te. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.
Ciao a tutti e grazie per l’ospitalità. Sono un grande appassionato del mondo dei libri, un lettore forte, direi, di quelli che divorano dai cinquanta ai settanta libri l’anno, con gusto e passione. La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita, prima in forma diaristica, intimistica, momenti a cui mi affidavo per scrivere qualche pensiero, qualche frase, per mettere su carta i ricordi, poi in modo sempre più professionale. Oggi la scrittura è me, e io sono la scrittura.
- Se ti chiedessi di parlare di cosa provi quando scrivi, dei tuoi conflitti, delle tue paure, cosa risponderesti?
Scrivere è una forma di espressione, un modo per esprimermi e dire quello che penso, ciò in cui credo. C’è chi riesce a farlo parlando, chi cantando o recitando. A me piace farlo, e riesco a farlo, in forma scritta, vincendo ogni volta l’agonia della pagina bianca.
- Quando hai cominciato a scrivere? Che cosa ti ha spinto a farlo?
Ho scritto fin da quando ero piccolo, prima solo frasi, frammenti di ricordi, piccole storie con cui mi divertivo a cambiare i finali dei film o dei libri, poi hanno preso forma le bozze delle prime storie mie, quelle originali, che col tempo sono diventati i racconti e i romanzi che ho pubblicato. Molte bozze sono ancora là, nel cassetto, e aspettano il momento giusto per prendere vita.
- Scrivere, per te, è un modo per…
Esprimermi. Ma anche per vivere.
- Nello scrivere hai un approccio più schematico (es. utilizzo di scalette da sviluppare) o più istintivo (scrittura di getto)?
Decisamente schematico, sono molto metodico nella scrittura. Prima realizzo schede dei personaggi e scalette, cercando di mettere ordine tra le varie trame e sottotrame. Poi, certo, a volte le scalette vengono smontate e rimontate durante la scrittura, ma mi sono utili per orientarmi.
Credo che ognuno abbia il suo metodo, che ognuno debba trovare il suo metodo, quello in cui si sente più a suo agio, ma in ogni caso una buona progettazione narrativa aiuta sempre a non scivolare in errori pacchiani.
- Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Uhm, bella domanda. “Lo hobbit”, alle medie, mi ha iniziato al mondo del fantastico e per tanti anni ho sognato, e sogno ancora, di viaggiare con Bilbo e i nani in cerca di un’avventura. Poi, qualche anno fa, mi sono approcciato ai libri di Luca Tarenzi, autore urban fantasy italiano, scoprendo un modo diverso per “fare fantastico”, così ho deciso di provare anch’io, di trovare la mia strada, il mio modo di rappresentare il fantastico, attingendo al folklore e alle tradizioni popolari.
- Che cosa consiglieresti agli aspiranti scrittori? Cosa, invece, suggeriresti di evitare?
Consiglio di leggere tanto, e leggere tutto: i classici, sì, ma anche gli autori contemporanei, gli emergenti, leggere anche manuali di scrittura, frequentare corsi e laboratori, fare gruppo con altri autori, per scambiarsi idee e opinioni. Possono venir fuori ottimi progetti.
Mai chiudersi nella propria torre d’avorio, mai agire con superbia, cercare di rimanere utili. Nella scrittura, così come nella vita, c’è sempre da imparare qualcosa e noi scrittori dobbiamo essere attenti, come delle spugne, sempre pronti ad assorbire qualcosa di nuovo.
- Quali sono gli ingredienti perfetti per un buon romanzo?
Domanda da un milione di dollari. Rispondo per me: un romanzo deve coinvolgermi. L’autore deve essere bravo, non tanto grammaticalmente, quanto a portarmi nella storia, deve farmi vivere l’avventura in prima persona, come se fossi lì, con Bilbo, alla ricerca del tesoro, o seduto al tavolo di Re Artù. Non è facile, a volte leggo testi scritti in maniera eccellente, ma che risultano freddi, non mi trasmettono niente. Altre volte, invece, e per fortuna sono la maggioranza dei casi, entro totalmente nella storia, da non volerci più uscire.
- Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento sto scrivendo il terzo e conclusivo capitolo della mia trilogia urban fantasy “Ulfhednar War”, iniziata con “La guerra dei lupi” e proseguita con “I Figli di Cardea”. Ambientata tra la Garfagnana, la Versilia e Lucca. Segue le avventure di Ascanio, un officiante della Madre Terra, e del suo compagno Daniel, un ulfhedinn di Odino, un tempo membro del branco del Vello d’Argento. Mistero, magia e mitologia, sullo sfondo del territorio toscano.
Sotto le copertine dei libri di Alessio: