Premio Letterario Nazionale “Carlo Piaggia”
Città di Capannori
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Romina Lombardi inaugura la sua passione per la poesia a 6 anni, scrivendo versetti in rima per far ridere parenti e amici. Nel tempo la scrittura diventa una passione accentratrice. A 13 anni, durante un tema assegnato in classe, scrive una lettera al Sindaco per chiedergli di non chiudere la sua scuola (all’epoca la scuola media Bonagiunta da Lucca, poi diventata, alcuni anni dopo, istituto superiore per Geometri.) Il Preside, con il consenso della famiglia, fa recapitare la lettera al sindaco e ai giornali. Per molti mesi, anche a mezzo stampa, si discute della faccenda, mettendo in dubbio che la lettera fosse scritta effettivamente da una ragazzina così piccola. Da quel momento vengono pubblicate alcune poesie di Romina sui giornali e numerosi sono i concorsi di poesia a cui viene invitata. Ma, quando, a 21 anni, riceve un premio alla carriera a un concorso, capisce che sta sbagliando qualcosa. Si butta a capofitto nel mondo, ma non si allontana mai dalle “parole”. Giornalista dal 2006, lavora giovanissima per sei anni all’agenzia stampa Ansa di Roma e poi, più tardi, come ufficio stampa, segue l’edizione 7 e 8 del Grande Fratello e alcuni programmi Rai. Si specializza nel settore cultura e, come responsabile comunicazione e ufficio stampa, contribuisce a lanciare grandi eventi culturali come il Civita Festival, il Festival del Vittoriale, Siena&Stars e il Festival Biblico in Veneto. Lavora anche per campagne istituzionali e sociali, tiene corsi di giornalismo e comunicazione e mantiene collaborazioni con alcune testate come Il Giornale di Vicenza e alcune riviste. Nel 2016 e 2017 è anche Direttore di InformaIsola, la rivista del comune di Isola Vicentina. Nata a Lucca, ha vissuto a Roma, Vicenza e Brescia. Dal 2018 è a capo del progetto culturale-editoriale L’Ordinario. Il 22 settembre 2018 è uscito il suo primo volume come scrittrice, ‘Giovani Inversi – poesie in tempi di bullismo e altre prepotenze’.

  1. Parlaci un po’ di te. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

Mi risulta sempre difficile descrivermi, soprattutto perché non so mai da che parte cominciare. Sicuramente, come diceva qualcuno più importante di me, sono la somma delle mie esperienze. E quelle, ne ho fatte davvero tante. Facendo un calcolo sono più o meno alla quinta vita. Spero che duri un po’, perché nell’eventualità che ne avessi sette come i gatti, comincio a tremare… A parte gli scherzi, sulla carta sono una giornalista, responsabile comunicazione di grandi eventi culturali e, da poco, ufficialmente anche scrittrice, e ne sorrido, perché non so se mi si può ancora definire così, ma sicuramente è una delle mie “anime forti”, la prima indole. Se mi dovessi definire in una sola parola, sarebbe CURIOSITA’. Sono sempre stata “avida” di vita, di conoscenza, di storie, di esseri umani. Per questo ho osservato molto, ho vissuto molto, anche soffrendo tremendamente, a volte. Ci sono stati anni della mia vita, quando ero ancora una ragazzina timida e sofferente a causa di episodi di bullismo subiti a scuola, che ho trascorso interamente a osservare gli altri e tutto quello che mi passava davanti. La mia mente era una macchina fotografica. Ho immagazzinato talmente tanto….Questo è stato utile per la mia scrittura. E per prepararmi a esperienze forti e importanti. Quelle che mi hanno segnato di più? Lavorare per tre anni al Progetto Jonathan, una Casa – Accoglienza per detenuti in pene alternative dove ho “lavorato” davvero sulle vite (immaginatevi la responsabilità) e conosciuto persone incredibili, ma soprattutto imparato tantissimo; e partecipare a una delle prime cene al buio – in senso letterale del termine – servita da persone non vedenti. E poi sicuramente aver fatto esperienze di volontariato con persone disabili, vivere in tre città diverse, conoscere migliaia di persone, lavorare dietro le quinte della tv… Che ruolo ha la scrittura per me? Sono i miei occhi. Vedo e scrivo, in contemporanea. Poi seleziono. È sempre stato così.

  1. Se ti chiedessi di parlare di cosa provi quando scrivi, dei tuoi conflitti, delle tue paure, cosa risponderesti?

Quando scrivo mi devo calare completamente nel “mondo” che sto raccontando. A volte mi devo estraniare completamente. Giorno e notte, quando mi è possibile. In questi casi non esisto quasi. Ho capito che per dare il meglio a quello che scrivo devo dedicargli tutto di me. Devo mettere a disposizione la mia anima. Prima di scrivere una storia, la vedo, la visualizzo come un film, la vivo, con tutte le emozioni connesse e poi, solo dopo averla vissuta tutta, più volte, la scrivo. Sai che ognuno di noi interagisce con gli altri attraverso una o più funzioni comunicative predominanti? Ecco, la mia funzione comunicativa è estremamente visiva.

Per quanto riguarda le paure, credo siano fondamentalmente due: di non riuscire a dare ai personaggi tutto della loro identità e, scontato, che ciò che scrivo possa non piacere. Ma fa parte del gioco, lo so, quindi è meno importante questa.

  1. Quando hai cominciato a scrivere? Che cosa ti ha spinto a farlo?

Come dicevo prima, ho cominciato a giocare con le parole appena ho iniziato a scrivere, a 6 anni. Mi divertivo e vedevo che mi riusciva bene perché, con le mie poesiole, ridevano tutti e me le richiedevano su “prenotazione”. Credo che ognuno di noi nasca con un talento, una passione, una sana ossessione. La mia è la scrittura. Non c’è stato un motivo preciso, era insito in me. Ci sono nata. Di sicuro, invece, Giovani Inversi è stato scritto come una sorta di diario di resistenza emozionale. Ho scritto per sopravvivere al bullismo, che, devo dire, ha condizionato molto la mia giovinezza.

  1. Scrivere, per te, è un modo per…

Per condividere emozioni, paure, sogni, desideri e, soprattutto, prospettive di futuro. La scrittura è come il disegno, la musica, l’arte in generale: si dà una forma alle emozioni per sentirsi meno soli, per riconoscersi tra “anime” simili, o, al contrario, per riscoprire, in qualcuno che non apprezza ciò che scrivi, un’altra prospettiva. Magari più valida della tua. In ogni caso la scrittura è una forma di aggregazione, bella, potente, forte. E di persone che creano, che sentono – “fortissimamente sentono” – là fuori ce ne sono molte, solo che questo non si racconta in televisione. Sogno un mondo di anime belle e sensibili che possano parlare, scrivere, disegnare, suonare, creare qualsiasi cosa sorridendosi e stando insieme, almeno ogni tanto.

  1. Nello scrivere hai un approccio più schematico (es. utilizzo di scalette da sviluppare) o più istintivo (scrittura di getto)?

Sicuramente – e qui qualche editore mi vorrà tirare le orecchie – ho un approccio più istintivo. Ma è sempre stato così. Le migliori poesie le ho scritte in vasca da bagno o su un autobus e i migliori capitoli sono quelli che, all’inizio, non avevo previsto. Per cui, ovviamente ho anch’io una scaletta (minima), poi ho il film, come dicevo prima. L’importante è che io visualizzi e viva la storia nella mente, tutta! Dopodiché so che il libro sarà ciò che voglio e verrà finito. Tante volte non riesco a immaginare un capitolo e allora mi tocca fermarmi. Quando lo “vedo”, riprendo.  Questo è anche il motivo per cui scrivo storie che sono sempre tratte dalla realtà. Magari molto romanzate, magari in minima parte, ma c’è sempre un’esperienza o una persona vera, che mi dà il là… Amo talmente tanto le storie e gli esseri umani che osservo, vivo, sento, che non potrei scrivere di fantascienza. La realtà è, per me, la miglior fantasia possibile. Uno spunto inesauribile.

  1. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Posso essere sincera? Questa è una domanda che mi fanno spesso e sono sempre in imbarazzo, perché, sempre per il discorso della mia comunicazione visiva, ci sono film che mi hanno “rivoluzionato” la vita, ma non posso dire che un libro lo abbia fatto. Il film che mi ha sicuramente influenzato è stato ‘Braveheart’. Ancora oggi, all’ennesima visione, quando il protagonista, in punta di morte, invece di chiedere pietà urla libertà, io urlo più forte di lui, con i lacrimoni che scendono. Tornando alla domanda, ci sono però libri che amo molto e che vorrei aver scritto io: Il petalo cremisi e il bianco, I Pilastri della Terra, L’Ombra del vento e Venuto al mondo. Ad oggi, però, ho pianto solo su un libro: ‘Vivere con i Lupi’, la storia vera di una coppia, Jim e Jamie Dutcher, che ha trascorso sei anni in compagnia di un giovane branco di lupi nelle Sawtooth Mountains (Idaho). Come avrete capito la Libertà, i Lupi, il Vento, insieme agli indiani d’America, sono delle fisse che mi porto dietro da quando ho memoria.

  1. Che cosa consiglieresti agli aspiranti scrittori? Cosa, invece, suggeriresti di evitare?

Consiglierei di imparare a scrivere, intanto. Sembra una banalità ma è così. Ri-appropriarsi della grammatica, dei vari significati delle parole. Io, a 12 anni, mi sono fatta una rubrica speciale con le parole più rare e difficili e scrivevo poesie inserendole dentro. Scrivere, scrivere tanto e poi, una volta imparato bene, appropriarsi di una tecnica del tutto personale. È vero che io ho “esordito” come scrittrice a 38 anni, ma scrivo per hobby e soprattutto per lavoro da un’infinità di tempo. Questo non si improvvisa. E non c’è niente di peggio per un editore di vedersi recapitare un testo pieno di errori grammaticali, di virgole e punti sbagliati. E non solo per gli editori. Per il resto, dico a gran voce, agli scrittori emergenti, di non affidarsi a chi chiede subito soldi, e pure tanti, per pubblicare, soprattutto se poi, a fronte di questi soldi, non viene fatto né un editing, né una promozione adeguata del libro una volta uscito. Tanto vale andare in copisteria, è la stessa cosa. Pensate che ‘Tre metri sopra il cielo’, il libro da cui è stato tratto il film cult con Scamarcio è nato così, con un passaparola di fotocopie. Era per fare un esempio noto. Il senso è che se uno ha qualcosa da dire e un pubblico che ci si riconosce, il libro troverà la sua destinazione, astenersi quindi da frequentare furbetti del settore.

  1. Quali sono gli ingredienti perfetti per un buon romanzo?

Oddio, io sono nessuno per dare una formula perfetta, posso solo dire che cosa funziona secondo me, anche in base ai miei gusti di lettrice: una scrittura con ritmo veloce, poche divagazioni non necessarie alla trama, personaggi credibili, molte azioni che accadono, qualche colpo di scena e, soprattutto, dialoghi empatici e mai banali.

  1. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Una marea. Ho appena finito un romanzo a cui ho lavorato per ben 6 anni e devo dire, sono proprio soddisfatta del risultato. Adesso è in revisione editing. Una grande storia d’amore che parla però soprattutto di paure e libertà. Una metafora….no, non svelo altro, dai, per scaramanzia. Sto poi finendo una favola illustrata per bambini che dovrebbe uscire a settembre e su cui sto collaborando nuovamente con l’artista Alice Walczer Baldinazzo, un sodalizio iniziato con Giovani Inversi e che spero continui a lungo. Alice è straordinaria come persona e come artista. Oltre a questo devo finire una fiaba per adulti, ho tre romanzi in cantiere, già iniziati, e un testo teatrale fermo da anni su cui ho già immaginato le coreografie, ma è ancora lì…. Benedetta funzione di comunicazione visiva!

L’ultimo libro di Romina: