Maria Pia Michelini è nata a Lucca nel 1966. Adesso vive a Fiano di Pescaglia (Lu) ed è insegnante di Scuola dell’Infanzia a Torcigliano di Pescaglia, nell’I.C. “Giacomo Puccini” Pescaglia. Dopo la frequenza di alcuni corsi di Scrittura creativa e di una Scuola di Scrittura creativa, presso l’Associazione “Le otto Querce” (Viareggio), tenuti dallo scrittore Mirko Tondi di Firenze, è Socia fondatrice dell’Associazione culturale letteraria “Nati per scrivere” che ha sede a Camaiore. L’Associazione ha pubblicato tre antologie, una per ogni anno, a tema, in cui sono raccolti i racconti di soci e amici scrittori. Nella prima antologia “Tracce. Cinque passi in Versilia” ha scritto il racconto “Tracce” che ha dato origine al titolo stesso del volume. Nella seconda, Jukebox, è presente il suo racconto “Si bemolle”. Nella terza, “Tutta colpa dello Zodiaco”, è presente il suo racconto “Ottimo lavoro”. Con il racconto “Tagliare significa rinascere” ha vinto il concorso “Forbici: storie di vite e di capelli”, curato dall’Associazione culturale Small room, di Firenze. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Zena la nuda”, settembre 2018, con la Casa Editrice Panesi edizioni.
- Parlaci un po’ di te. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.
Sono una donna felice. Amo il mio lavoro nella Scuola dell’Infanzia, specialmente se ho davanti bambini ribelli, determinati o che presentano difficoltà. Mi piacciono tutte le persone fuori dalle righe, gli animali di ogni genere e la natura dei boschi. Eppure sono di “Lucca dentro” e mi sento a casa solo quando sono in città. Ho scoperto da grande l’amore per la lettura e per la cultura, per il teatro e la recitazione. Registro audiolibri per i non vedenti, nel progetto “Voci Leggere” di Unicoop Firenze, in collaborazione con il Centro Nazionale del Libro Parlato. Frequento un corso di lingua tedesca. Ma la scrittura è ciò che mi fa sentire nelle mie corde al cento per cento. È la mia faccia come quando mi guardo allo specchio. È l’abito della mia misura che mi cade bene addosso.
- Se ti chiedessi di parlare di cosa provi quando scrivi, dei tuoi conflitti, delle tue paure, cosa risponderesti?
Quando mi metto a scrivere, io mi sento pienamente dentro il mio “me” più profondo, quello originale, con il quale e per il quale sono qui. Continuamente migliorabile, curiosa di imparare da scrittori antichi e nuovi, dai generi letterari e lettori più svariati, ma contenta di aver scoperto, fin da piccola una certa facilità alla scrittura. Dono? Talento? Ci sta. Ma non basta. Riconosco la mia indole disorganizzata e poco disciplinata, lavoro per essere più in linea con le “leggi” del bravo scrittore che “ogni giorno” dovrebbe scrivere qualcosa, anche una sola riga se non di più. Non avverto paure, mi fido di quel “non so che” che mi porta avanti una parola dopo l’altra appena comincio a battere i tasti del pc; mi affido ai personaggi a cui apro la porta, poi vanno da soli dove vogliono andare. Il loro passo prende il ritmo e le pagine di Word si riempiono di caratteri e contenuti. Di vita, insomma.
- Quando hai cominciato a scrivere? Che cosa ti ha spinto a farlo?
Amavo fare i “testi liberi”, come si chiamavano ai miei tempi nella scuola elementare. Più avanti contrattavo i compiti in classe scambiando favori sui temi in cambio delle verifiche di matematica. Il tutto su vie suburbane, sotto banco. Adoravo scrivere lettere quando ancora le inviavo per posta e le attendevo nelle cassette delle lettere con un’emozione che le mail hanno deturpato. Ma ho iniziato a scrivere racconti con la frequentazione di corsi di scrittura creativa, dove ho preso coraggio e consapevolezza di ciò che poteva uscire dalla mia penna. Mi ha spinto la ricerca adulta della risposta a una semplice domanda: «A me, cosa piace fare veramente?»
- Scrivere, per te, è un modo per…
Scrivere, per me non è un modo ma il modo di essere me. È la mia carta di identità, è il mio modo di darmi a me stessa e agli altri, è la mia voce per comunicare quello che ho da dire.
- Nello scrivere hai un approccio più schematico (es. utilizzo di scalette da sviluppare) o più istintivo (scrittura di getto)?
Io parto sempre di getto. Ogni tentativo di schematizzazione svanisce nel momento in cui scrivo e trasgredisco i punti fermi che ho tentato di mettere in scaletta. Spesso comincio i racconti senza sapere come si evolveranno e come andranno a finire. I personaggi e le situazioni diventano autonomi e non mi resta che seguirli con profondo rispetto. Se no si arrabbiano e si ribellano tenacemente.
- Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Purtroppo sono una lettrice recente, dovrei recuperare anni di studi e letture mancate. Non ho romanzi che mi abbiano rivoluzionato la vita ma ho adorato l’immediatezza apparentemente sconclusionata de Il giovane Holden, di Salinger. Quel suo ritmo asciutto, diretto, sospeso… Quando ho una giornata storta mi basta riprendere in mano quelle pagine e il malumore si allontana da me. Anche Baricco è uno scrittore che amo per il suo stile e il suo ritmo. Scrivere per me è come suonare e mentre le mie dita si muovono sulla tastiera solitamente mi ritrovo a battere il piede a terra come quando ascolto un pezzo musicale.
- Che cosa consiglieresti agli aspiranti scrittori? Cosa, invece, suggeriresti di evitare?
Agli aspiranti scrittori consiglierei di leggere di tutto, e intanto scrivere tanto, così come viene. Consiglierei di ricordarsi che scrivere non può essere fine a se stesso, ma va a un lettore che deve capire ciò che gli si presenta e deve lasciare qualcosa. E a tal fine è necessario studiare, imparare anche la tecnica attraverso corsi seri e approfonditi. Nemmeno il più talentuoso è nato “imparato”. Senza la paura di essere limitato dalle regole della scrittura. È lì che io ho scoperto il mio stile, che si sta rivelando e affinando proprio nello scrivere e nel confrontarmi con chi legge e corregge. Consiglierei di evitare l’autocelebrazione, la rigidità di posizioni che non accolgono il confronto e i consigli altrui per migliorarsi, l’auto-pubblicazione o la pubblicazione con case editrici a pagamento che spesso sfornano prodotti poco curati e banali per accontentare lo scrittore che paga.
- Quali sono gli ingredienti perfetti per un buon romanzo?
A mio avviso l’ingrediente principale è una buona idea. Innestata in un equilibrio di elementi quali l’incipit, l’ambientazione, la descrizione dei soggetti, i dialoghi, la tensione che guida il lettore ad andare avanti per conoscere l’evolversi della storia, la correttezza dei dati e la coerenza.
- Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Presso la casa editrice che ha pubblicato il mio romanzo è già depositata una raccolta di 16 racconti, molti dei quali sono stati abbozzati o completati durante i corsi e la scuola di scrittura creativa, che ho conservato gelosamente e che ho in parte rielaborato per la stesura finale anche ad anni di distanza. Ciascuno racconta di un personaggio, data la mia tendenza naturale a cercare e valorizzare le persone fuori dal comune, incomprese o sbagliate. Ho un altro romanzo iniziato e quasi concluso in poche settimane per un concorso a cui non ho fatto in tempo a partecipare. Sto raccogliendo notizie per provare a scrivere un fantasy ambientato a Lucca. Un genere che ho scoperto da poco e che in parte mi affascina. Voglio mettermi alla prova con generi diversi, per divertimento. Non so se ne uscirà qualcosa di buono.
L’ultimo libro di Maria Pia